martedì 8 febbraio 2011

Una notte per la cultura in un’assopita città provinciale


Una notte per la cultura in un’assopita città provinciale
di Rosario Ciotto

                                                             "L'apparenza" di Rosario Ciotto

  Domenica mattina, mi sveglio ed apro le imposte. Volevo già da tempo deporre il cilicio delle considerazioni su quanto vedo e quanto penso a corredo, ma la sindrome del flagellante prende, come sempre, il sopravvento. Che spettacolo, il mare mi appare come una trama di luce tessuta dal vento, è incredibile, sembra velluto operato di un blu cobalto che satura i contorni del fotogramma-finestra. Arrivo quasi a toccare i gabbiani, e alcuni fiocchi di nuvole, all’orizzonte, accarezzano le punte più alte della prospiciente Calabria. Poi volto le spalle e la cinghia uncinata incomincia a mordere i miei pensieri. Si, è una tortura guardare il paradiso e viverlo come un girone dantesco. Fortunatamente oggi rimango in casa. Non passerò un’ora della mia vita maledicendo il mio conto in banca che non mi consente l’elicottero, non vedrò le mie gentili concittadine truccarsi in auto, che tanto qualcosa si deve pur fare, e soprattutto non metterò a rischio ammortizzatori e coronarie che assistono impotenti ai buchi stradali e civici cercando di scansarli alla meglio. Chissà se questo strumento oltre al dolore mi lascerà un po’ di purezza, non è un dolore estremo ma costante quello che mi ricorda la scelta dell’anacoreta che sopprime l’idea di vivere, fuggendo, un mondo ideale fatto di arte, cultura, relazioni, per isolarsi, restando, in un quadro dove una cornice strepitosa cinge un dipinto mediocre. Paura, sicuro, ma un tempo anche speranza e voglia di fare, voglia perduta tra gli affanni della vita, tra le prese di coscienza di un impotenza congenita, ereditata per caso da qualche “padre” accidioso. In questo scenario, da qualche anno si aspetta con ansia “LA NOTTE DELLA CULTURA”, Kermesse cittadina con qualche risvolto mondano nella quale si veste la città con ricchi premi e cotillon per promuoverne la cultura ed orientare i suoi assopiti cittadini verso lidi che non rispecchino il gioioso carnaio di quelli estivi. Una notte, un’unica notte, nella quale le nostre belle dame, armate di idonea pelliccia da combattimento ostentano retaggi culturali d’elite. E’ un’INIZIATIVA LODEVOLE, sia chiaro ma è paradossale che una città, universitaria per giunta, debba proporre uno sporadico evento annuo per inoculare una compressa culturale nell’organismo di un moribondo bisogno di corroboranti trasfusioni. Sarebbe ora di strutturare un programma serio definito e costante di eventi culturali capaci di attrarre un interland vastissimo e soprattutto di pensare seriamente alla costruzione di un “ceto” culturale cittadino che, al di là di qualche snob atteggiato, non produce nulla di rilevante da tempo immemorabile. L’investimento nell’arte si potrebbe rivelare più redditizio di quanto si pensi in un’ottica di rilancio, se davvero c’è una volontà di rilancio. O forse si vuole ancora continuare e perseguire strategie borboniche miranti al mantenimento di una perenne condizione del bisogno, substrato necessario per arrogarsi posizioni stabili di rilievo e potere fondate sul soddisfacimento di bisogni illusori e improduttivi per l’emancipazione reale di una cospicua fetta di cittadinanza mantenuta “ignorante” ad ogni costo. L’ho sempre detto, a mio avviso, è stato un progetto pianificato con cura, far dormire un popolo tra i guanciali di un assistenzialismo assopente per garantire il governo, e non parlo esclusivamente delle istituzioni politiche, di un manipolo di mediocri miopi e senza prospettive. Se si pensa che, alla fine, il maggior imprenditore della città è un bigliettaio paludato da manager. La pianificazione in tal senso è reale ed effettiva. Pensate bene alla morfologia del nostro territorio antropizzato. Una linea costiera nobile, anche se stupidamente mortificata nella sua risorsa più preziosa, l’affaccio a mare ed una serie di contenitori-dormitori semibaraccati, lungo i corsi dei torrenti chiamati con disprezzo “quartieri popolari” da tenere in sotto l’incombenza di un costante regime di bisogno. Ecco, la cultura in questa città bisogna immaginarla come una rivoluzione costante, fatta da coraggiosi idealisti che si immolano sull’altare dell’indifferenza. Idealisti da precettare in ogni campo: politica, istruzione, imprenditoria e semplici cittadini mossi dall’urgenza del rinnovamento intellettuale che urla a chiara voce dalle viscere della città. Una città a cui non  può bastare “tutto in una notte”.
P.S. Io ci sarò

6 commenti:

  1. "Una città a cui non può bastare tutto in una notte…"Parto dal’ultima frase del tuo sfogo e ti dico che io non ci sarò! , non ci sarò per non sentirmi ancora una volta costretta e relegata! Preferisco ammirare nella tua foto lo splendido panorama della mia città sullo stretto, e se proprio avessi voglia di uscire in questa notte così particolare andrei in riva al mare ad aspettare una nuova alba!

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  2. Sulla situazione della città che sta morendo nell'indifferenza generale mi sarebbe piaciuto leggere i commenti di ragazzi che pure leggono il tuo blog. La responsabilità principale è nostra "generazione 50enni"che non abbiamo saputo sviluppare e creare progetti che fino agli anni settanta facevano di Messina una città viva e intraprendente, è nostra perchè mentre noi abbiamo lottato per avere un futuro migliore dei nostri padri ai nostri figli abbiamo tutto quello che potevamo per proteggerli, per farli stare meglio.Oggi non è piu tempo per la rassegnazione il cambiamento comincia da loro, il futuro di questa città è nelle loro mani e nei loro cervelli, a cominciare spero da questa notte della cultura. Io ci sarò.
    Ippolita.

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  3. CRONOLOGICAMENTE ADESSO TOCCA A ME DIRE LA MIA...PARLA UN GIOVANE UNO COME TANTI O COME QUEI POCHI CHE VEDONO NELLA NOTTE DELLA CULTURA UNA SCINTILLA DI RINASCITA E DI SPERANZA. CERTO è VERO CHE OLTRE QUESTA NOTTE CULTURALE E IL GIORNO DI FERRAGOSTO A MESSINA NON SI VIVE, SEMBRIAMO TUTTI INGHIOTTITI NELLA PANCIA DELL'INDIFFERENZA, DEL PARASSITISMO E DI UN SEMPRE PIù AFFERMATO "ZALLISMO" CHE SNOBBA OGNI FORMA DI INIZIATIVA CULTURALE, SOCIALE, RICREATIVA. MAGARI CI SARANNO QUEI GIOVANI CHE DIRANNO:" A NOTTI DA CUTTURA E CAM'A FARI???.." MEGLIO NON PENSARCI. IO COMUNQUE CI SARò, NEL MIO PICCOLO CON UN CARICO DI VOLONTà E DI FIDUCIA PER QUESTA CITTà IN CUI CREDO.SPERO CHE OGNUNO SI ASSUMA LE PROPRIE RESPONSABILITà E CHE ESISTA UN DIGNITOSO FUTURO PER TUTTI NOI GIOVANI MESSINESI. CI VEDIAMO ALLA NOTTE DELLA CULTURA.NON MANCATE.
    PRINCIPE

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  4. Una città fondata su calcio, focaccia e vara. Guai a togliere una di queste cose! L'ultima volta che il popolo messinese si è ribellato è stato per insorgere contro i Franza per le questioni della squadra. Per il resto facciamo acqua da tutte le parti e nessuno si ribella. Sappiamo soltanto lamentare uno stato di malessere, criticare i politici, ma al momento giusto tutti nascosti a casa.
    Cultura???? Ma dove? Se e quando si propone qualcosa di vagamente culturale si crea la desertificazione intorno. Ma questa sera no. Questa sera, come dici tu, tutti in mostra, tutti a far vedere quanto siamo affascinanti da fatti storici, pittori, itinerari (ecc.) di cui non abbiamo assolutamente idea. Ma Messina è così...bisogna farsi vedere!
    Che amara realtà amici
    Rosy

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  5. con un gioco di parole:oggi è già domani ed io vorrei vedere una serie di cose che mi sono persa "la notte"...dovrò aspettare un intero anno e perchè?

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  6. Caro Rosario
    ogni volta che sento parlare di "notte della cultura" penso più alla notte che alla cultura e mi chiedo se non è un segno del destino che, nell'Italia di oggi, queste notti (dove ltutte le vacche sono nere) pullulino come le formichette sopra il miele. Ma per quanto riguarda quella di Messina ecco qui il più bel commento che ho letto a riguardo, è ripreso dal blog di una bambina (ecco il link http://eliana2001.wordpress.com/)ma nota, ti prego, l'ultima frase...neppure Celine avrebbe scritto meglio di così:
    "La delusione di ieri sera è stata immensa.
    Da come i miei genitori mi avevano descritto cosa avremmo fatto quella sera, ne ero abbastanza entusiasta, beh certo solo perchè non leggo il futuro…
    Il programma era questo:
    Andare per prima cosa al Palacultura,
    poi andare al Forte San Salvatore,
    successivamente al Papardo e
    infine alla futura scuola di mia sorella: l’istituto Ernesto Basile.
    Però andò così:
    Al Palacultura abbiamo saputo, al Box informazioni, che alle 17:30 il Palacultura era aperto agli invitati, mentre alle 19:00 al pubblico. Al Box informazioni, quando gli abbiamo chiesto se sapevano qualcosa sulla Linea A (dov’era la fermata), ci dissero che non ne sapevano neanche l’esistenza (la stessa cosa ci dissero gli agenti che erano fuori) che secondo mia sorella l’avrebbero dovuto sapere perché erano agenti… Eppure quella era una tappa della Linea A. Ci siamo chiesti come avevamo fatto ad entrare (perché a quel orario era aperto agli invitati)… Allora andammo al Forte San Salvatore, mio padre andò a chiedere informazioni e seppe che si poteva entrare solo con l’autobus e non con la macchina, dicevano che l’autobus sarebbe partito dal Duomo. Andammo al Duomo e da alcuni vigili che c’erano fermi in macchina abbiamo saputo che l’autobus partiva da Piazza Università. Siamo andati a Piazza Università e abbiamo trovato un autobus stracolmo, fermo e c’erano perfino altre persone fuori ad aspettare. Prima di andarcene, mio padre andò a parlare con un vigile e seppe che l’autobus sarebbe partito soltanto quando avrebbero ricevuto la telefonata di quelli dell’altro autobus che dicevano che erano usciti dal Forte di San Salvatore. Andammo all’istituto Ernesto Basile senza andare al Papardo perchè mio padre aveva paura di ricevere brutte sorprese anche lì. Infine tornammo a casa."
    Un caro saluto
    Ugo Rosa

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